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Il coaching e la 'scala di autovalutazione'

Aggiornamento: 18 ott 2021




Qual è per il coach il modo migliore per aiutare il cliente?

Che possa trovare le risorse in sé necessarie per risolvere un problema e/o andare verso i suoi obiettivi

E qual è il modo migliore per far sì che il cliente prenda consapevolezza delle proprie risorse?

Che le trovi da sé, che le nomini, che le riconosca in sé.

Infatti, come diceva Pascal le persone si convincono di più delle proprie ragioni che non delle ragioni altrui! Da qui, di conseguenza, possiamo prendere atto di quanto spreco di tempo usiamo per convincere gli altri delle nostre ragioni…


La scala di autovalutazione nel coaching


Per facilitare che sia il cliente stesso ad elicitare le proprie risorse, riteniamo che l’uso della ’scala di autovalutazione’ sia uno strumento molto efficace che può essere usato in diverse situazioni, per diversi obiettivi e per diversi problemi in diversi contesti.

Sostanzialmente si basa sull'idea di chiedere ad una persona di valutare su una scala da 0 a 10 dove si trova rispetto a quel problema, a quella situazione o nei confronti di quell’obiettivo da raggiungere.

Potrebbe facilitare il tutto definire con il cliente cosa rappresentano i 2 estremi della scala, cioè il numero 0 e il numero 10.

Il numero 0 indica una situazione di impossibilità di accedere alle proprie risorse, sarebbe preferibile quindi suggerire al cliente di partire da un voto che parta almeno dall’1. Così come 10 potrebbe rappresentare la situazione in cui il cliente è già autonomo e non necessita più del nostro aiuto; in questo caso sarebbe preferibile indicare al cliente che 9 è il numero massimo a cui giungere nella propria autovalutazione.


4 modi per usare la scala nel coaching


Diversi sono i modi per usare questo strumento, in questo articolo ne indichiamo 4 che possono essere usati separatamente o anche insieme nelle sessioni con il cliente:


1. Il modo più classico in cui viene utilizzata è quello di chiedere alla persona di darsi un voto da 0 a 10 rispetto alla situazione che sta affrontando in sessione. Se la risposta fosse 5 possiamo chiedere al cliente che cosa può fare per salire di un gradino più in su ed arrivare a 6 oppure che cosa noterà nel momento in cui si troverà al gradino 6.

Nella prima domanda ( cosa puoi fare) il cliente può già immaginare i passaggi per passare da 5 a 6 e quindi il coach presuppone che sia già in grado di adottare un ruolo attivo nel processo mettendo in atto i cambiamenti necessari; la seconda domanda (cosa noterai una volta arrivato al gradino 6) è preferibile usarla quando abbiamo indicatori che il cliente non sia ancora in grado di immaginare/fare i passi concreti, ma riesca a notare come si sente e cosa vede una volta raggiunto il gradino successivo.

Aggiungiamo inoltre che, nelle risposte che dà il cliente, può essere maggiormente funzionale da parte nostra soffermarsi ed evidenziare ciò che è presente rispetto a ciò che manca.

Esempio:

· Cliente:” Mi dò 5 e non 4 perché adesso penso meno al problema e riesco a riposare più serenamente

· Coach:” Ok, visto che pensi meno al problema a cosa pensi invece, al suo posto?”


2. Un altro modo di usare la ‘scala di autovalutazione è, fin dal primo incontro, di chiedere al cliente ( dopo che egli si è dato il voto) cosa gli ha permesso di arrivare a quel punto, qualsiasi voto si è dato.

Se per esempio il cliente si dà 4 la domanda da porre è:”Che cosa ti fa dire che sei a 4 e non a 3? Cosa fai per essere a 4 e non a meno?”

Questa domanda mette in moto le risorse delle persone perché, anche se ci diamo un voto basso, in quel voto già ci sono potenzialità espresse che il cliente può dichiarare a se stesso e prenderne coscienza.

Questa modalità va nella direzione della professionalità del coach perché è un buon modo affinché il cliente prenda consapevolezza delle risorse che già mette in campo che, altrimenti, rimarrebbero nascoste alla sua percezione.


3. Il terzo modo per usare la ‘scala autovalutazione’ è quello di chiedere alla persona, rispetto al voto che si è data, che cosa farebbe sì che possa scendere di un gradino, quindi quali azioni/ comportamenti/ linguaggi la farebbero retrocedere.

In questo caso la domanda potrebbe essere:” Che cosa ti farebbe dire che rispetto al voto che ti sei data/dato fai un passo indietro sulla scala?”

Questa modalità consente al cliente di vedere cosa farebbe peggiorare la situazione e quindi, prendendone coscienza, di evitarne l’accadimento.


4. Il quarto e ultimo modo per usare la scala di autovalutazione è quello di fare diverse ‘sottoscale’ rispetto a diversi obiettivi: può accadere che il cliente voglia lavorare su due ambiti diversi e quindi creiamo due scale in modo tale che possa vedere la differenza di autovalutazione ma anche i progressi di una scala rispetto all'altra.

Non solo, notando la ‘scala’ che sta migliorando più velocemente rispetto all'altra, la persona può prendere maggiormente coscienza delle risorse/potenzialità che gli stanno consentendo uno sblocco della situazione o un’ accelerazione di un processo ed esportarle nell’altra ‘sottoscala’

Conclusioni

Al termine di un percorso di coaching la ‘scala’ di autovalutazione’ è un indicatore importante affinché il cliente prenda coscienza della sua evoluzione e sia maggiormente consapevole delle sue risorse/potenzialità.

Per concludere, la ’scala di autovalutazione non è semplicemente uno strumento oggettivo/numerico della situazione in essere, ma una ‘soggettiva’ che permette al cliente di avere consapevolezza di dov'è, di cosa ha fatto per arrivare fino a lì, di cosa lo farebbe retrocedere e quali sono, soprattutto, gli altri gradini che gli permetterebbero di andare al livello desiderato.

Inoltre ritrova nel proprio ‘cassetto degli attrezzi’ uno strumento che potrà usare in futuro anche su altre situazioni, perché è facilmente comprensibile e replicabile.


Questo articolo è debitore delle riflessioni attorno a questo argomento del dr. Flavio Cannistrà, che ringrazio.

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